Sono entrato a far parte dell’associazione “I*Can” nel 2007 dopo la decisione di lasciare il basket, che avevo praticato per molti anni. Questo movimento, di cui sono Presidente da un anno circa, propone momenti di inclusione e partecipazione a persone diversamente abili promuovendo l’attività fisica come mezzo per raggiungere il benessere psicofisico. L’associazione organizza ogni settimana due allenamenti di tennis seguendo il metodo e il regolamento di Special Olympics Italia, un programma internazionale di allenamento sportivo e competizioni atletiche per persone, ragazzi ed adulti, con disabilità intellettivo-relazionali.
“I*Can” è una vera e propria scuola di tennis organizzata e proposta da un istruttore di primo grado FIT regolarmente iscritto alla Federazione. In questi anni siamo cresciuti fino a superare le 20 unità di atleti speciali supportati da un buon numero di giovani volontari come me, che si allenano con i ragazzi e danno supporto agli istruttori durante gli allenamenti e i vari eventi. Le partite vengono organizzate sulla base del livello di gioco dell’atleta e la coppia è formata con l’abbinamento di un partner che viene opportunamente formato per rendere le partite maggiormente inclusive.
I ragazzi e ragazze protagonisti del progetto hanno un’età compresa tra i 17 e i 25 anni e presentano problematiche mentali molto differenti, che vanno spesso a ripercuotersi a livello fisico influenzando la loro capacità di essere autonomi. Oltre al tennis, inoltre, da settembre abbiamo iniziato a praticare in modo continuativo anche il nuoto e il prossimo inverno ci metteremo in gioco nello sci.
La nostra associazione partecipa annualmente a diversi tornei in tutto il nord Italia e ad un evento nazionale Special Olympics, che quest’anno si è tenuto a San Giovanni Lupatoto, Verona. Recentemente abbiamo organizzato il Torneo di Doppio Unificato agli impianti sportivi di Breganze.
Il nostro obiettivo, nonostante il supporto di allenatori e personale formato, non è di puntare all’agonismo, ma di favorire l’integrazione sociale e contribuire allo sviluppo di una maggiore autonomia dei ragazzi diversamente abili. Tale autonomia può accrescere durante i mesi estivi quando i ragazzi, non essendo impegnati negli allenamenti consueti, possono scegliere di continuare a praticare lo sport per conto loro.
Rimanere a contatto con questi atleti speciali dà molte soddisfazioni. È bello vedere come si accontentino con poco e non pretendano nulla. Si impegnano al massimo nelle gare e non nascondono una naturale emozione che dimostra il valore che danno allo sport. Un altro aspetto che stupisce ad ogni evento e dal quale tutti dovremmo imparare è il fair play. Il loro è un gioco davvero leale: che vincano o meno, a fine partita danno la mano e abbracciano il loro avversario.
Se qualcuno desidera far parte dell’associazione oppure se vuole venirci a trovare durante le nostre attività, è il benvenuto: si ha la possibilità di imparare uno sport e soprattutto di compiere una buona azione che restituisce grandi emozioni.